V Biennale Nazionale dei Licei artistici: IIS Sansi Leonardi Volta riceve la menzione speciale per l'opera "Asinus Captivus"

Il 1 ottobre 2024, dalle ore 16.00 alle ore 19.00, è stata inaugurata presso il Museo delle Civiltà, a Roma, la 5°edizione della Biennale dei Licei Artistici. Il progetto, inserito nel Programma di Valorizzazione delle Eccellenze del Ministero dell’Istruzione e del Merito, è realizzata dall’Associazione Amici della Biennale dei Licei Artistici (ABiLiArt) con il supporto della Rete Nazionale dei Licei Artistici (ReNaLiArt).

Il Liceo artistico di Spoleto è presente con due opere: “Identità” e Asinus Captivus” che ha ricevuto la menzione speciale della giuria.

 

Le opere proposte per la Biennale accolgono il tema del “Sogno” come infinita ombra del vero, mostrando come le difficoltà dell’adolescenza possono mutarsi in delicate farfalle e come attraverso l’arte anche gli “asini prigionieri” possono concedersi la possibilità di essere ascoltati e visti anche nell’assenza.

La mostra è aperta dal 1 al 20 ottobre presso il Salone d'onore - Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari - Piazza Guglielmo Marconi 14 – Roma.



Identità
Tecnica: assemblaggio di materiali
Realizzata dagli studenti del quarto anno dell’indirizzo di scenografia del Liceo artistico di Spoleto: Federica Baliani, Valentino Costantini, Janis Atika Mardhaja, Giorgia Sabbatini, Lavinia Schirò. Docente referente Nadia Gaggiotti.
“Delicata, sensibile, ma anche capace di sopravvivere alle piante velenose e ai predatori, la farfalla, portatrice di rinascita e di rigenerazione, è stata associata al sogno e alla metamorfosi e rapportata alla cangiante identità degli adolescenti di oggi, spesso immersi in un vissuto personale complesso e in un contesto sociale estraniante e fagocitante che li invita alla costante ricerca di punti di riferimento, di valori e di una forma in grado di descrivere le proprie aspirazioni” (N. Gaggiotti).


Asinus Captivus
Assemblaggio polimaterico composto da:
- maschera di Bottom di “Sogni di una notte di mezza estate” (adattamento da A
Midsummer Night’s Dream di William Shakespeare) creata per il 66° Festival dei
Due mondi di Spoleto.
- tuta carceraria color camoscio;
- sgabello dell’arredo cella;
- manichino in rete metallica.
Realizzata dai detenuti di alta sicurezza di Spoleto, guidati dai docenti di laboratorio e
progettazione: Maria Paola Buono e Giorgio Flamini.

Casa di Reclusione di Spoleto – Direttore Bernardina di Mario
Percorsi di secondo livello artistico.
Istituto Sansi Leonardi Volta di Spoleto – Dirigente scolastico Mauro Pescetelli.


“L’opera si configura come un assemblaggio polimaterico in cui la maschera in gommapiuma, creata nel 2023 da cinque detenuti del secondo biennio del percorso artistico in scenografia, si erge su un basamento autoportante che ricrea uno spazio confinato all’ingombro del personaggio zoomorfo. Questa maschera d’asino, indossata da Francesco #SN, detenuto e attore che interpretava Bottom nello spettacolo “Sogni di una notte di mezza estate, messo in scena durante il 66° Festival dei due mondi di Spoleto dalla compagnia #SIneNOmine condotta dall’associazione Teodolapio, PCTO per gli studenti del percorso artistico, diviene il fulcro concettuale dell’opera. Il titolo, “ASINUS CAPTIVUS” (asino prigioniero), svela le radici profonde del deviare umano: ignoranza e malvagità che, spingono l’individuo ai margini della comunità e possono condurlo a una cattività che rischia di perdurare per sempre. In questa istallazione, l’asino è emblema di dualità morale, incarna simultaneamente il Bene e il Male. La maschera equina, trasfigurata in un’installazione scultorea interattiva, diventa metafora del corpo assente del detenuto, vuoto e invisibile nell’opera. Il manichino in tuta di camoscio, simbolo dell’uniforme assegnata ai detenuti indigenti o lavoranti al MOF (Manutenzione Ordinaria dei Fabbricanti), sottolinea l’assenza di corporeità. Il
corpo, inizialmente esibito dai media al momento dell’arresto, viene progressivamente dematerializzato, reso invisibile durante il periodo di detenzione, a simboleggiare la perdita della propria identità fisica e sociale. La maschera, dotata di un amplificatore, dà voce al detenuto-attore (Bottom), intrecciata a un coro di altre voci, evoca l’eco di una condizione esistenziale condivisa. Più codice QR-code, incollati nel basamento, sulla scatola detentiva e sulla tuta di camoscio, permettono di accedere alle prove e alla rappresentazione dello spettacolo o ad altre opere, sogni teatrali, aspirazioni di normalità tese alla libertà, portate in scena negli spazi aperti di un carcere di massima sicurezza, dove arte, scuola e teatro sono centrali nei percorsi di recupero dei detenuti.” (G. Flamini).